La Pieve di S. Stefano in Corleto

La pieve di Santo Stefano in Corleto è situata nelle campagne faentina, a circa
6 chilometri dalla città di Faenza ed è situata a metà strada fra la stessa città e Forlì.
Storia
Non si conosce esattamente la data della prima edificazione, ma la prima fonte scritta in
cui si cita la pieve di Corleto è risalente all'anno 896. Distrutta nel 1220 durante una guerra
fra le città di Faenza e Forlì, la chiesa venne ricostruita nel 1224, ma la costruzione attuale
in stile barocco settecentesco risale esattamente al 1778. Durante quest'ultima
riedificazione, l'altare maggiore venne orientato verso ovest, invece che ad est come nella
costruzione precedente. Inoltre il tetto dell'edificio venne alzato di svariati metri. [1]
Sull'altare maggiore è collocata una copia di un quadro originale del  Cisari , realizzata
da Gian Battista Campidori intorno al 1700.
Cripta
Sotto alla chiesa si trova una piccola cripta seminterrata a tre navate costruita con
materiale di recupero più antico, si ritiene risalga all'XI secolo. Tale cripta
rappresenterebbe quindi il secondo monumento più antico di Faenza, dopo il campanile
ottagonale della Chiesa di Santa Maria ad Nives. Essa è tutto quel che resta della chiesa
antica, anche se la sua costruzione è di molto posteriore alla nascita della Pieve. Nel
ravennate infatti soltanto nella seconda metà del sec. IX si cominciarono a costruire cripte
dalla tipologia a oratorio, come a Corleto. Per la cronologia delle cripte si impone grande
cautela e proprio in rapporto alla tipologia a oratorio si propone il X-XI secolo, periodo
della sua diffusione. La cripta della Pieve molto probabilmente svolgeva una funzione
liturgica e vi si veneravano reliquie importanti; era dotata infatti di due accessi opposti
adeguati a ingresso e uscita dei fedeli, senza disturbo delle funzioni in area absidale.
Quanto alle fonti documentarie, soltanto nel 1675 lo storico faentino Giulio Cesare
Tonduzzi rompe il silenzio dei cronisti faentini, perdurante ormai dal '200, con una memoria
scritta relativa alla cripta, ridotta ai suoi tempi a uso di cantina. Le due uscite nord e sud,
forse proprio allora, furono ridotte la prima a finestrella per dare luce e aria, la seconda a
nicchia, e venne aperto un nuovo ingresso più ampio per far passare le botti e altri utensili
da cantina. La cripta non è collegata alla chiesa, ma vi si accede dalla canonica. Su una
parete dell'ingresso alla canonica fu murato un frammento di epigrafe romana

Consultare il sito:
http://www.historiafaentina.it/Monumenti/pieve_corleto.html